
RENATO GUZZARDI| Matematico, docente UNICAL
Sorprende come una persona che non sia un matematico, facendo arte, inconsapevolmente si trova a fare della matematica. Io non so se questo è un miracolo della matematica o dell'arte, ma quello che è sicuro è che l'installazione di Maria Credidio realizza una straordinaria reciproca contaminazione tra arte e matematica generando un evento unitario ed armonico all'interno di nuovi spazi virtuali in un virtuoso processo di integrazione e complementazione.
Una delle cose che colpisce in questa installazione sono i riferimenti ai Solidi Platonici, su cui Platone fondava la sua teoria della "quintessenza".Ciascun elemento è ripetuto 8 volte, numero simbolo dell'infinito, ma che rappresenta anche la sintesi del concetto di "successione", come ad esempio quella di Fibonacci, il cui limite è centrato sul rapporto aureo, rappresentativo della bellezza e dell'armonia nel mondo. C'è qui una coerenza tra emozioni e razionalità, ci sono strutture e forme in questa sala che generano vibrazioni ultrasoniche che parlano al profondo individuale dei visitatori attivando emozioni irrazionali ed irrefrenabili .
Entriamo qui sempre più profondamente nel rapporto tra la matematica e l'arte della Credidio .Parliamo di quella matematica che si scopre e non si inventa, e questo perché la matematica esiste da sempre e sempre continuerà ad esistere oltre il tempo ed oltre lo spazio con la sua coerenza logica immutabile. Potenzialmente tutti potranno scoprire la matematica e, se così sarà, tutti scopriranno sempre gli stessi risultati con la stessa straordinaria coerenza interna, in contrapposizione con l'arte che si crea a non si scopre, la cui creazione, è e sarà sempre dipendente dalle capacità di pochi privilegiati: gli artisti come Maria Credidio.
Questo trittico ci racconta il processo di convergenza di una successione di poligoni regolari, che in alcune "topologie" delle forme, portano la successione di poligoni a convergere verso il cerchio. E' come se la nostra vita, supposta infinita e vissuta per ogni n in uno spazio a dimensione finito-n- dimensioni, evolvendosì al variare di n, converge al divergere di n verso l'illimite, e converge verso il cerchio dove la vita mantiene un valore aggiunto rispetto a tutti i poligoni della successione.
In queste due opere ci sono "segni" disegnati sopra i cubi e all'interno degli esagoni, sono parole e frasi scritte in un codice non comprensibile ma decodificabile con l'aiuto della geometria del cerchio e di pi-greco cioè da 3 e 14 seguito da infinite altre cifre decimali che si susseguano con entropia massima. Il pi-greco, raffigurato anche nella locandina della mostra, gode di una sua specifica magia, e cioè la magia che all'interno della infinita sequenza di cifre decimali con cui viene rappresentato, è contenuta la codifica numerica di ogni frase. Da ciò ne consegue che tutte le conoscenze del mondo, codificate in numeri, sono contenute nella rappresentazione numerica di pi-greco e non solo, anche la negazione di tutte le conoscenze del mondo sono contenute in pi-greco. Ovviamente anche tutto quanto ancora non scritto è già in pi-greco, così come tutto il racconto di quello che abbiamo già vissuto, di quello chevivremo e di quello che non vivremo mai è codificato in pi-greco.
Ritornando ai segni grafici posti sugli oggetti di Maria Credidio io li immagino come codifiche edecodifiche su pi-greco delle cose dette o ancora solo pensate da tutta l'umanità.
Nella Shoah la Stella di Davide, nero su nero, emerge da un piano rettangolare estroflesso, espressione di sofferenza, a cui fa eco l'opera circolare posta al suo fianco.
Le tre rette sghembe, una intrecciata con l'altra, sono un'ottima rappresentazione dello spazio tridimensionale che contiene al suo interno la forma tridimensionale perfetta cioè la sfera. Con questa, Maria rimarca e ci segnala che lo spazio tridimensionale che noi viviamo, contiene in se la perfezione indicata dalla sfera.
Il viaggio di Maria non finisce quì, continua nel mondo digitale di 0 e 1 e, se vogliamo, nel mondo dei non colori bianco e nero da cui si può generare tutto: forme, colori, parole ed emozioni alla ricerca continua di un equlibrio fisico-emozionale dove l'unica dimora possibile è l'illimite.
Cosenza, 2018